Un giorno nel medioevo

La vita quotidiana nel medioevo era scandita da ritmi completamente diversi dai nostri: immaginiamo un mondo senza orologi, con una nozione del tempo approssimativa e scandita soprattutto dall'alternarsi del giorno e della notte, dalle preghiere dei monaci che si levavano ad intervalli regolari, dal suono delle campane che segnava ogni aspetto importante della vita della comunità e di ciascuno.

Tutto era regolato dalle grandi campane della chiesa, che segnavano l'inizio della giornata e scandivano le ore della preghiera e del riposo, avvertivano dell'arrivo dei nemici o dello scoppio di un incendio suonando a distesa, annunciavano le adunanze politiche e le feste.

Il linguaggio delle campane aveva dei codici precisi: la campana della sera doveva rintoccare tre volte ed almeno tanto a lungo da dar modo ad ogni cittadino di tornare a casa, e dopo i tre rintocchi finali nessuno era più autorizzato a circolare per le strade. Allora, e solo allora, si sapeva che il giorno era finito.

Lugubri rintocchi annunciavano che qualcuno era entrato in agonia, per invitare ogni persona a pregare per l'anima del moribondo. Cinque rintocchi suonati a martello indicavano invece che bisognava spegnere accuratamente il fuoco o coprire le braci per evitare il propagarsi degli incendi, allora molto frequenti per la vicinanza gli uni agli altri degli edifici e del materiale, soprattutto legno, con cui gli stessi erano costruiti.

La divisione delle ore non era precisa né costante, né avrebbe potuto esserlo per l'assenza di strumenti meccanici: le dodici ore del giorno e della notte avevano infatti durata differente a seconda delle stagioni, e quindi le ore del giorno duravano più a lungo d'estate piuttosto che d'inverno, e viceversa quelle della notte erano più lunghe d'inverno rispetto all'estate.

Diventava quindi un serio problema stabilire l'ora in modo più o meno preciso, (cosa che comunque era sempre affidata alle campane), soprattutto quando questo aveva una valenza giuridica, come ad esempio l'appuntamento per un duello giudiziario: se uno dei contendenti non si presentava all'ora stabilita, quando si poteva davvero esser certi che l'ora era già giunta e passata?

Nel monastero le campane regolavano la vita dei monaci fra attività e preghiera, di tre ore in tre ore: a mezzanotte il mattutino, poi le laudi, la prima, la terza, la sesta (che coincideva con il nostro mezzogiorno), la nona, i vespri e compieta (le nove di sera).

La gente nel medioevo si alzava prestissimo, quando il sole non era ancora sorto, e dopo essersi lavata solo ciò che gli abiti lasciavano scoperto, e cioè il viso e le mani, andava a messa. Poi, dopo una prima colazione, ciascuno iniziava le proprie occupazioni giornaliere: le vie si animavano, gli artigiani aprivano le loro botteghe, il mercato si riempiva, di venditori e di acquirenti, di mendicanti e anche di ladri, truffatori e giocolieri.

Le vie medioevali erano sempre piene di vita, di voci, di rumori e anche di animali che vi si aggiravano indisturbati, quali oche, galline, cavalli, asini e muli, e maiali, che avevano anche la funzione di tenere pulire (immaginiamo come) le strade. Un miscuglio di odori, spesso forti, aleggiava dappertutto: il lezzo del letame fumante lasciato da cavalli e asini si mescolava all'odore acuto del pesce al mercato, a quello intenso della carne talvolta esposta troppo a lungo davanti alla bottega del macellaio, al profumo del pane appena cotto del panettiere, e ancora a quello acre dei corpi sudati e poco lavati di uomini e donne in estate e delle deiezioni umane nei fossati e nelle strade stesse, che veniva lavato via solo dalla pioggia provvidenziale.

La vita si svolgeva soprattutto all'aperto, data la ristrettezza delle abitazioni e delle botteghe, tutti si conoscevano l'un l'altro o quasi, e alla fonte e al mercato si scambiavano le notizie e i pettegolezzi su quanto accadeva in città. Per le comunicazioni ufficiali c'erano invece gli araldi che proclamavano i provvedimenti del Comune, i messi che portavano le comunicazioni della magistratura, gli strilloni e i corrieri che servivano per le comunicazioni private ai singoli cittadini.

La città medioevale era ricca di movimento lungo le vie strette e tortuose, tanto strette che talvolta non riuscivano a passare neppure i carri: infatti, a causa del progressivo crescere della popolazione all'interno delle mura, che non potevano facilmente essere allargate a causa del costo troppo alto, le case erano costrette ad addossarsi le une sulle altre, si protendevano all'esterno con loggette alla disperata ricerca di spazio, contribuendo a creare quel paesaggio così caratteristico e ricorrente negli affreschi e nelle miniature dell'epoca, e che ancora oggi, in alcune cittadine, suscita intense emozioni nel visitatore che ripercorre quelle vie.

A metà mattina c'era una seconda colazione e poi il pranzo verso l'ora sesta (mezzodì): il menù variava molto da zona a zona, data la difficoltà dei trasporti, secondo i prodotti tipici locali: il cibo ordinario dell'uomo comune era costituito da una zuppa in cui era cotto un pezzo di lardo e pane grosso, talvolta uova, e noci e aringhe in Quaresima. Ovviamente i Signori e i ricchi se la passavano meglio (si fa per dire) fra notevoli quantità di carne, soprattutto cacciagione, condita con salse molto speziate e frutti canditi, cosa che però li esponeva ai rischi di un'alimentazione squilibrata, spesso causa di serie malattie come la gotta.

Verso sera ancora un pasto, leggero, e poi a letto: si buttavano i vestiti su apposite stanghe orizzontali e in alto rispetto al pavimento per difenderli dai topo e dagli insetti, si copriva il fuoco al segnale delle campane, si sbarrava l'uscio e ci si apprestava al sonno.

Fuori le strade diventavano buie e silenziose, perché l'illuminazione pubblica non esisteva, salvo quale lumino acceso di fronte ad un'immagine sacra, e soprattutto deserte, poiché nessuno si avventurava di notte per strada se non spinto da grave necessità.

Solo le campane continuavano a scandire le ore e regolare così il sonno e la vita dei cittadini, fino al levarsi del nuovo giorno.

L. Branconi

(ref. bibl: “Storia di un giorno in una città medievale” di A. e C. Frugoni)